lunedì 9 novembre 2015

Mezzamaratona di Fiumicino



Che domenica! Indimenticabile: mezza maratona emozionante e la Roma che vince il derby.

Cosa vuoi di più dalla vita? Vabbè, su questo ci sarebbe da fare tanta filosofia, ma questo blog si occupa di altro, di corsa, di vita, di emozioni.

7.30 ritrovo con due amici e via verso Fiumicino. Ritiriamo il pettorale, breve riscaldamento, saluti, in bocca al lupo, e mi dirigo verso la griglia dei top. 

Ultime valutazioni prima di partire: come dichiarato, vorrei testare il muro degli 80’, ma evitare di andare alla garibaldina se il clima non è favorevole. Com’è il clima allora? Beh non proprio favorevole! Circa 17° in partenza (20° all’arrivo) con forte insolazione. Non si schiatta ma nemmeno fa freddo. E allora? Che si fa? 

Va’ dove te porta er core, suggerisce la Tamaro (ma poi fatte venì a prende dar cervello, ha aggiunto qualcun altro) e allora seguirò il cuore, che applicato alla fredda tecnicalità della corsa significa che non devo superare almeno nella prima metà la mia frequenza di sicurezza, cioè 169 bpm (noti la precisione, signora). Poi, se questo coincide con i 3’47’’5 di passo che mi porterebbe agli 80’, bene, altrimenti quello che viene va bene lo stesso. 

Pronti via, primo km 3’48’’, perfetto, mi attesto sui 169 bpm, secondo km 3’47’’, terzo km 3’48’’, inizio pavlovianamente a salivare, nel senso che comincio a pensare che l’impresa è possibile. Ma siamo ancora all’inizio, quindi concentrazione. 

Sono talmente lucido e in controllo che curo ossessivamente le traiettorie, cercando appena possibile l’ombra. Verso il 4° km mi supera uno che avevo seguito a lungo a Colonna e che mi era arrivato poi abbastanza davanti. Quindi uno che sa gestirsi, quindi seguiamolo senza forzare. 

Quasi al quinto raggiungo Nerone (di cui ho già parlato qui), 36’10’’ alla Corsa dei Santi (10,2 km) domenica scorsa. Che faccio supero? Sto un po’ con lui, passiamo al 5°km in 18’55’’, in proiezione qualche secondo sotto il muro. Solo che er Negro non è sul mio passo, qualche secondo più lento, e allora lo lascio e mi accorgo di aver lasciato anche quell’altro che avevo preso a riferimento. Vabbè stika, vediamo cosa succede. 

Lungomare, ciclabile piena di sabbia, l’anno scorso avevo iniziato qui a faticare. Decimo km, 37’55’ (19' netti i secondi 5 km), in linea con il muro, salivazione. 

Dopo un paio di km però ho una crisi, faccio più fatica a tenere il ritmo di prima, posso farlo, ma devo alzare i battiti. E’ normale che sia così in gara, però non mi sento sicuro, ho ancora in mente la crisi dell’anno scorso iniziata pesantemente proprio intorno al 12°. Decido allora di non alzare il ritmo ma di continuare in controllo ancora sui 169-170 bpm e accetto di perdere qualche secondo. Poi, se ne avrò, dal 16° mollerò tutto e recupererò. 

Eccomi quindi al passaggio ai 15 km, 56’58’’(19'03'' i terzi 5km), ho una manciata di secondi di ritardo sul muro. Adesso l’obiettivo è mantenere i 3’47-3’48’’ ancora per 3 km per poi sparare tutto negli ultimi 3. Facendo questo, supero tanti atleti in difficoltà, tra cui la prima delle donne che al decimo mi stava avanti di una trentina di secondi. 

Dopo un po’ raggiungo uno che mi pare Cesaretto (personaggio comparso tante volte nelle mie storie, l’ultima qui) e infatti è proprio lui, in grossa crisi. Lo saluto e procedo. 

Nel frattempo cerco di fare i conti per capire a quanto dovrei passare al 18° per essere in linea col muro. Non sono più lucido, impiego un km per fare una piccola operazione matematica (3’48’’x3 + 23’’ per gli ultimi 100 mt). Giusto in tempo per verificare che al 18° ho tredici secondi di ritardo sul muro. Mumble 13’’ diviso 3, circa 4’’/km, cioè gli ultimi 3 dovrei farli a 3’44’’ circa. 

In teoria è fattibile, quindi mi “stappo”, come si fa con i cavalli di trotto all’ultima curva quando si eliminano tutti i freni meccanici. Dopo 300mt guardo il gps, 3’40’’, salivazione. 

Stiamo attraversando la zona dell’idroscalo, nonostante lo sforzo apocalittico in corso, il mio pensiero va a Pasolini, che proprio non lontano da qui, fu ucciso esattamente 40 anni e una settimana fa. Non passiamo davanti al piccolo monumento sul luogo del delitto, ma io me lo ricordo, mi aveva colpito, quando lo avevo “scoperto” poco più che ventenne, lo squallido abbandono in cui era stato lasciato. 

Vabbè torniamo alla gara, finisco il 18° in 3’44’’. Me ne servono altri due uguali. Sforzo massimale ora, dopo 500mt guardo il gps, 3’50’’, porc…., vabbè faccio la volata all’ultimo, resistere ora. Chiudo il km in 3’48’’ precisi, mi serve qualcosa sotto i 3’40’’. 

A tutta ora, volatona lunga, supero tre atleti, guardo il gps, 3’45’’, salivazione finita. Ecco il gonfiabile, guardo il tabellone con il tempo, 1h20’ passata in quel momento.

Tempo finale 1h20’06’’, posso dire di aver toccato il muro. 

Deluso? Manco per niente! Personale di quasi 2 minuti, 34° assoluto su 1614 (97,9° percentile), l’anno scorso ero stato 49° (97° percentile esatto). La sensazione di aver fatto finalmente una gara quasi perfetta, la seconda parte pochissimi secondi più lenta della prima col caldo che aumentava e gli altri che calavano (ero 46° al decimo km). 

E soprattutto la consapevolezza di aver dato tutto, che è la prima regola nello sport.

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